Un’idea geniale
Questa è forse la più bella delle storie che ho da raccontare. Indiscutibilmente, è la storia che ha avuto il maggior successo. Media Server
Si tratta del progetto Videowall uno strumento nato per IMA, ma che è in corso di adozione anche da parte di altre importanti aziende con cui sto collaborando.
È un progetto davvero importante, un investimento di medio termine che, se sviluppato nel modo giusto, può portare incrementi nelle vendite in fiera fino alla doppia cifra.
Tutto è nato nel 2013: un visionario all’interno dell’azienda ebbe l’intuizione di digitalizzare la visualizzazione delle macchine automatiche vendute in fiera.
La sua idea era quella di mantenere la visualizzazione del prodotto il più coerente possibile con la realtà, ottenendo come valore aggiunto la possibilità, grazie ai video, di mostrare la macchina in funzione, con tanto di prodotto in lavorazione effettiva e di gestione degli scarti di produzione. Si tratta di due aspetti impensabili e irrealizzabili in fiera per la maggior parte delle macchine automatiche che vengono vendute.
Era un’idea geniale, un utilizzo della tecnologia tanto semplice (alle apparenze) quanto efficace.
Mi arrivò la telefonata di un nuovo cliente. Ci avevano scelti perché eravamo diventati famosi per essere “i nerd di Pandoras box” e, nell’analisi preliminare che era stata eseguita, tra tutti i motori disponibili per la messa in onda del progetto proprio Pandoras box era l’unico capace di ottenere quello che era lo scopo: mettere in onda su uno schermo 4K (era l’anno 2013, te lo voglio ricordare) dei filmati in loop che mostrassero la macchina in funzione, il tutto permettendo al commerciale di “navigare” la macchina stessa tramite una interfaccia su iPad, una sorta di telecomando.
Cominciarono la trafila delle riunioni, la delivery dei contenuti, le conversioni e, ovviamente, iniziarono ad arrivare anche i problemi.
Alla prima sessione di prova noi ci presentammo con i nostri contenuti caricati su alcuni pc che usavamo come Manager di Pandoras box. Sui nostri computer i contenuti giravano bene, ma appena facemmo partire il progetto sulle macchine originali dell’allora Coolux Pandoras Box ci accorgemmo che i loop non giravano in modo fluido. Fu l’inizio di un vero e proprio calvario, con una precisa deadline che si avvicinava (la data della prima fiera cui avremmo partecipato) e un problema del quale non sapevamo come venire a capo.
Oltre i limiti
Trascorsi ore su ore, notti su notti a provare con diversi pc e numerose schede video, era evidente che l’hardware fornito al tempo a corredo del software non era in grado di erogare le performance di cui avevamo bisogno.
Riuscimmo a risolvere utilizzando le CPU Xeon dette Ivy Bridge e delle schede grafiche nVidia quadro; questa fu la scelta che fu poi imitata anche da Coolux nel momento del successivo aggiornamento delle loro macchine.
Ho passato giorni e giorni a Bologna, a fianco del cliente e del programmatore iPad, costruendo insieme questo sistema che si sarebbe poi rivelato essere l’uso più insolito mai realizzato di un media server.
La prima fiera è stata un successo, era l’estate 2013 ed eravamo a Rimini. Il posto migliore in assoluto per festeggiare questo grande risultato.
Tornati a casa però si affacciò all’orizzonte un altro bel problema. Il progetto era molto piaciuto, l’azienda aveva deciso di adottarlo per tutte le divisioni. Avremmo quindi dovuto caricare una quantità potenziale di contenuti superiore del 500% rispetto a quella caricata fino a quel momento. (Queste previsioni si rivelarono davvero ottimistiche, finimmo per caricare circa il 5000% in più, ma questa è un’altra storia).
«Dov’è il problema?» ti chiederai tu: «a una marea di contenuti da caricare non corrispondeva una marea di soldi da guadagnare?». Tecnicamente sì, se non fosse che il sistema era totalmente custom, ogni animazione e transizione era salvata in timeline. Lascia che mi spieghi meglio: una navigazione che avrebbe dovuto essere sempre uguale ed allineata fra le varie aree della macchina era in realtà stata salvata in modo personalizzato clip per clip, creando un mostro della ripetizione. Chi per lavoro si occupa di coding sa di cosa parlo: l’eventualità che ci venisse richiesta una modifica nei tempi o nei modi di transizione rappresentava un incubo per noi, poiché avrebbe significato dover ripassare ogni volta su ogni singolo contenuto salvato.
Per evitare di rimanere schiacciato dalla massiccia mole di impegno, come sarebbe capitato a Wile E. Coyote, dovevo attivare il cervello e cambiare approccio. Non c’era nessun budget a disposizione per l’attività che sto per raccontarti, ma decisi di compierla comunque perché credevo in quel progetto e sentivo che avrebbe portato a grandi risultati.
Crescere e continuare a crescere
Passai quindi l’estate e la prima parte dell’autunno a riprogrammare tutto il sistema, finalmente sapevo con chiarezza come si sarebbe dovuto comportare. Ora potevo eliminare tutte le ripetizioni che appesantivano quella programmazione che nacque mentre eravamo occupati a risolvere tutti i problemi hardware che erano sorti.
Nacque quindi una versione del progetto molto simile a quella che ancora oggi utilizziamo per le esposizioni. Tecnicamente è tutto controllato da Christie Widget Designer, nel quale abbiamo programmato una sorta di traduttore che converte le stringhe ricevute dall’iPad in transizioni e contenuti da caricare per Pandoras Box.
Il risultato è la scalabilità, la possibilità di caricare un ammontare tecnicamente infinito di contenuti in un sistema standardizzato che ne permette la visualizzazione.
Il progetto è piaciuto talmente tanto ai ragazzi di Coolux (o forse ho rotto le scatole talmente tanto al loro support) che mi è stato chiesto in occasione della manifestazione Coolux Connect 2015 di andare a presentarlo sul palco della convention. Fu una delle mie prime presentazioni. Per giunta in lingua inglese. Ero un po’ impacciato, forse facevo anche un po’ ridere, ma i miei contenuti sono piaciuti a tal punto alla platea che avevo appena finito sono stato assalito di domande. Devo ringraziare il mio compagno di avventure Stefano Piermatteo, che in quella occasione mi ha dato supporto tecnico e morale per portare a casa la presentazione.
Oggi, rispetto ad allora, le cose non sono cambiate più di tanto: io e il mio team siamo sempre in giro per il mondo a fare da supporto tecnico ad IMA. Li aiutiamo a procurarsi la tecnologia e risolviamo tutte le difficoltà che si presentano su degli stand fieristici ad alto contenuto tecnologico.
Ovviamente, solo perché il progetto funziona, non significa che ci siamo fermati. Stiamo lavorando alla versione 4.0 di questo incredibile strumento di vendita.
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