Video mapping permanente, come una grande proiezione può diventare un asset per la location

Video mapping permanente

Era l’aprile del 2015. I ragazzi di DrawLight decisero di cimentarsi in una scommessa:

Costruire un’installazione di projection mapping gigante proprio all’ingresso dell’hotel nhow di Milano in occasione del Fuorisalone della Milano Design Week.

Mi avevano, perciò, contattato qualche settimana prima. Avevano bisogno di installare e far funzionare un’installazione proiettata alta 4 metri e lunga 50.

video mapping permanente

Poco tempo a disposizione e difficoltà assicurate: potevo tirarmi indietro?

In un attimo era già il momento del sopralluogo!

Cosa mi ritrovo? Grandi spazi (bene), soffitto comodo dove appendere videoproiettori (benissimo) e… colonne in acciaio, giusto davanti a dove sarebbe nata la struttura e nel bel mezzo del fascio luminoso dei videoproiettori.

Te lo dico in gergo tecnico: le colonne impallavano di brutto la proiezione.

«Sarebbe stato troppo facile senza quelle colonne», mi dissi, ma trovammo una soluzione che ti racconterò tra poco.

Occorreva studiare una soluzione per controllare tutti questi strumenti: si trattava di 9 videoproiettori da 4000 ANSI lumen da far collimare e mappare su 200 metri quadrati di superficie tridimensionale, e i contenuti andavano caricati in modo dinamico e dovevano essere aggiornabili nel minor tempo possibile.

La sfida era grande, e il periodo sicuramente non lasciava margini di errore, con EXPO alle porte.

Dovevamo far venire alla luce un’installazione bella e permanente..

“Schei e paura? Mai avui”* dicono dalle mie parti.

*Soldi e paura? Mai avuti

Mi misi subito al lavoro, partendo dalla fine: quale sarebbe stato il metodo più semplice e veloce per creare ed esportare il contenuto per una struttura come questa?

Avrei dovuto creare una scena 3D con una camera per ciascun videoproiettore ed esportare ogni volta il contenuto da questa scena 3D? Sarebbe stato un suicidio del rendering.

E se provassi a lavorare sulle UV? Nel caso dell’export dalla scena 3D l’artista digitale dovrebbe comunque produrre un contenuto video da mettere come texture all’oggetto tridimensionale.

«Semplifichiamo!» decisi.

La projection reference sarà nient’altro che la UV map dell’oggetto. Un template bidimensionale di 15860×1080 pixel da mettere su qualsiasi software di produzione contenuti e da esportare con il contenuto.

Projection mapping

 

La soluzione con Pandoras Box

Bene, l’artista digitale e il flusso di caricamento di contenuti li abbiamo sistemati. Ora viene il bello: far funzionare tutto, contenendo i costi.

Valutai diversi strumenti, ma alla fine la mia scelta è ricaduta sempre su di lui: Pandoras Box.

Questo strumento era l’unico, nel 2015, che mi avrebbe permesso di:

  • lavorare sulle UV dell’oggetto 3D,
  • distribuire il rendering evitando costosi trasporti di segnale,
  • automatizzare l’installazione senza spendere migliaia di euro in strumenti pensati per la domotica, come Crestron.

La scelta è stata quindi montare dei computer appesi al soffitto insieme ai videoproiettori. La timeline di Pandoras Box avrebbe mantenuto il sync tra tutti i player grazie alla rete e abbiamo risparmiato 400€/proiettore per il trasporto dei segnali video.

E i videoproiettori? Come si fa ad evitare queste benedette colonne che ci siamo ritrovati giusto davanti alla superficie di proiezione?

Grazie all’approccio UV e a Pandoras Box questo non è stato un problema.

Una pianta realistica della installazione e un po’ di creatività tecnologica hanno portato a questo:

Projection mapping

Una location speciale

E il gioco è riuscito. Ci sono volute circa 16 ore di warping per far collimare tutto, ma alla fine ce l’abbiamo fatta.

Un’immagine unica lunga come tutto il tunnel carrabile dell’hotel, che accoglie gli ospiti quando arrivano e gli fa capire subito di essere arrivati in una location speciale.

Il tutto gestibile direttamente dal personale dell’hotel, che con un semplice smartphone può cambiare e scegliere quale contenuto far partire al mattino e impostare accensione e spegnimento di tutto il sistema.

Oggi mentre scrivo quest’articolo sono passati più di 3 anni dalla messa in opera di questa installazione videoproiettata. A tutti coloro che sostengono che i projection mapping sono buoni solo per installazioni effimere e temporanee vorrei dire che questa installazione sta generando value proposition per l’hotel nhow e lavoro per noi che la gestiamo e per gli artisti digitali che creano i contenuti.

È una deduzione semplice infatti capire che l’hotel, che lavora principalmente vendendo le sale congressi a clienti corporate, può facilmente includere nei suoi preventivi la personalizzazione dei contenuti sull’onda, dando al cliente la possibilità di accogliere i propri ospiti in modo spettacolare e personalizzato.

video mapping permanente

Nota tecnica sulla tecnologia di proiezione:

siamo stati molto indecisi sulla scelta di montare videoproiettori con lampada laser/led o tradizionale. Per calcolare costi e benefici abbiamo valutato le opzioni su un periodo di 3 anni e la conclusione è stata che le lampade tradizionali sono più efficienti nel complesso in questo tipo di installazioni:

  • costo iniziale di installazione di circa ¼ rispetto al laser;
  • costo totale di esercizio su 3 anni (la durata in ore del proiettore laser, al quale non si può sostituire la lampada) superiore del 15%;
  • costo di sostituzione in caso di guasto inferiore rispetto al laser (e i guasti sono accaduti);
  • riduzione del rischio di ritrovarsi con proiettori di tipo diverso dopo un guasto.

 

Circa ogni 10 mesi sostituiamo regolarmente le lampade, puliamo i proiettori e ne controlliamo l’allineamento. Un’operazione che ci costa una giornata di lavoro e che ci permette di mantenere l’opera in forma al 100% con il passare del tempo.

Nonostante le palesi difficoltà che esistono nel pensare e gestire un’installazione di projection mapping io credo che oggi siamo solo agli albori di questa splendida tecnologia che ormai i più sofisticati iniziano a chiamare “projected augmented reality”.

 

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